Cos’è la biodiversità per Slow Food
La battaglia per salvare la biodiversità non è una battaglia qualsiasi. È la battaglia per il futuro del pianeta.
Che cos’è, cosa c’entra con il nostro cibo quotidiano, cosa possiamo fare per preservarla.
Slow Food, fin dalla sua nascita, ha posto la difesa della biodiversità al centro delle sue strategie. Ma che cos’è la biodiversità e che cosa c’entra con il nostro cibo?
Il termine biodiversità indica l’insieme delle diverse forme di vita ed è entrato in uso a seguito della Convenzione di Rio del 1992, nella quale gli Stati hanno riconosciuto che la biodiversità sul nostro pianeta è in forte riduzione. Questo vuol dire che fino a poco più di vent’anni fa non avevamo la parola per dirla, la biodiversità, e soprattutto non eravamo consapevoli della sua importanza.
La biodiversità esprime la varietà delle forme e l’abbondanza delle specie, rappresenta la vera ricchezza della vita sulla Terra ed è alla base della capacità di adattamento degli organismi alle condizioni climatiche.
Una perdita di biodiversità si traduce nella diminuzione della capacità di adattamento degli ecosistemi e quindi della loro possibilità di reagire, per esempio, ai cambiamenti climatici. A questi fattori si collega poi la diversità culturale, ovvero quella infinita varietà di tradizioni, usi, costumi e credenze che ci caratterizza. La diversità culturale è in parte causa e in parte effetto della diversità biologica ed è sempre strettamente collegata alle sue sorti. Quando invochiamo la tutela della biodiversità, nel senso più ampio possibile, lo facciamo non per un piatto atteggiamento conservazionistico, ma avendo ben chiaro che in quella tutela rientra anche la conservazione della nostra stessa specie. Questo significa considerare la specie Homo sapiens sapiens come uno degli elementi del sistema planetario, che solo mantenendosi in un rapporto di parità e rispetto con gli altri elementi può sperare di sopravvivere.
Se scompare la biodiversità, che cosa succede al nostro cibo?
Insieme alle piante e agli animali selvatici, scompaiono le piante domesticate dall’uomo, le razze da latte e da carne selezionate dall’uomo. Secondo la FAO il 75% delle varietà vegetali è perso, irrimediabilmente. Negli Stati Uniti si arriva al 95%. Oggi il 60% dell’alimentazione mondiale si basa su 3 cereali: grano, riso e mais. Non sulle migliaia di varietà di riso selezionate dagli agricoltori che un tempo si coltivavano in India e Cina. O sulle migliaia di varietà di mais che si coltivavano in Messico. Ma su pochissimi ibridi selezionati e venduti agli agricoltori da una manciata di multinazionali.
Per preservare questa ricchezza è nata l’Arca del Gusto, dove Slow Food raccoglie – prima che scompaiano – specie vegetali e animali e trasformati (pani, formaggi, salumi…) che appartengono alla cultura, alla storia e alle tradizioni delle comunità di tutto il mondo.
L’Arca del Gusto è un catalogo di prodotti, ma Slow Food ha avviato anche un progetto che coinvolge direttamente i produttori: i Presìdi. I Presìdi intervengono concretamente per salvaguardare un prodotto tradizionale (un prodotto dell’Arca), una tecnica tradizionale (di pesca, allevamento, trasformazione, coltivazione), un paesaggio rurale o un ecosistema.
Un altro strumento importante per salvaguardare, diffondere e valorizzare la biodiversità sono gli orti Slow Food: orti familiari, comunitari e scolastici. Per avvicinare piccoli produttori e consumatori, inoltre, Slow Food promuove in tutto il mondo i Mercati della Terra.
Una perdita di biodiversità si traduce nella diminuzione della capacità di adattamento degli ecosistemi e quindi della loro possibilità di reagire, per esempio, ai cambiamenti climatici. A questi fattori si collega poi la diversità culturale, ovvero quella infinita varietà di tradizioni, usi, costumi e credenze che ci caratterizza. La diversità culturale è in parte causa e in parte effetto della diversità biologica ed è sempre strettamente collegata alle sue sorti. Quando invochiamo la tutela della biodiversità, nel senso più ampio possibile, lo facciamo non per un piatto atteggiamento conservazionistico, ma avendo ben chiaro che in quella tutela rientra anche la conservazione della nostra stessa specie. Questo significa considerare la specie Homo sapiens sapiens come uno degli elementi del sistema planetario, che solo mantenendosi in un rapporto di parità e rispetto con gli altri elementi può sperare di sopravvivere.
Se scompare la biodiversità, che cosa succede al nostro cibo?
Insieme alle piante e agli animali selvatici, scompaiono le piante domesticate dall’uomo, le razze da latte e da carne selezionate dall’uomo. Secondo la FAO il 75% delle varietà vegetali è perso, irrimediabilmente. Negli Stati Uniti si arriva al 95%. Oggi il 60% dell’alimentazione mondiale si basa su 3 cereali: grano, riso e mais. Non sulle migliaia di varietà di riso selezionate dagli agricoltori che un tempo si coltivavano in India e Cina. O sulle migliaia di varietà di mais che si coltivavano in Messico. Ma su pochissimi ibridi selezionati e venduti agli agricoltori da una manciata di multinazionali.
Per preservare questa ricchezza è nata l’Arca del Gusto, dove Slow Food raccoglie – prima che scompaiano – specie vegetali e animali e trasformati (pani, formaggi, salumi…) che appartengono alla cultura, alla storia e alle tradizioni delle comunità di tutto il mondo.
L’Arca del Gusto è un catalogo di prodotti, ma Slow Food ha avviato anche un progetto che coinvolge direttamente i produttori: i Presìdi. I Presìdi intervengono concretamente per salvaguardare un prodotto tradizionale (un prodotto dell’Arca), una tecnica tradizionale (di pesca, allevamento, trasformazione, coltivazione), un paesaggio rurale o un ecosistema.
Un altro strumento importante per salvaguardare, diffondere e valorizzare la biodiversità sono gli orti Slow Food: orti familiari, comunitari e scolastici. Per avvicinare piccoli produttori e consumatori, inoltre, Slow Food promuove in tutto il mondo i Mercati della Terra.